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Lavori di ristrutturazione: sanzioni contro il lavoro nero nel Decreto Coesione 2024

Il nuovo Decreto Coesione prevede una stretta sui cantieri in nero, anche negli appartamenti: vediamo quali sanzioni rischiano i committenti

03-05-2024
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Alessia Mancini

Content manager e blogger

Content manager e blogger, narratrice digitale appassionata di condividere idee e storie che ispirano e informano. Specializzata in interior design e tendenze del settore arredo, è affascinata da tutto ciò che riguarda il mondo della casa.
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Il settore edilizio è stato a lungo afflitto dalla diffusa pratica del lavoro nero, con conseguenze dannose sia per i lavoratori che per l’economia nel suo complesso. Tuttavia, con l’entrata in vigore del nuovo Decreto Coesione, il Governo introduce misure rigorose volte a contrastare con determinazione questa problematica. I nuovi provvedimenti comportano però specifiche conseguenze anche per i committenti: scopriamo quali sanzioni si rischiano in caso di cantiere non regolamentato.

Lavoro nero sul cantiere: spetta al committente vigilare

Con il Decreto Coesione l’obiettivo del Governo è quello di contrastare con decisione il dilagante fenomeno del lavoro nero, con un occhio di riguardo al settore edilizio. Queste misure si estenderanno oltre i tradizionali ambiti degli appalti pubblici e delle grandi opere, coinvolgendo anche lavori di minore entità, come le ristrutturazioni di appartamenti.

Secondo tale normativa, i “committenti”, ovvero coloro che incaricano un’impresa di svolgere lavori edili, sono tenuti a verificare che il costo della manodopera sostenuto per la ristrutturazione sia “congruo” rispetto al valore complessivo dei lavori. Questo implica la necessità per i responsabili dei lavori di assicurarsi che le condizioni lavorative e di pagamento rispettino le normative vigenti prima di procedere al saldo finale, al fine di evitare il pericolo di lavoro non dichiarato.

Sebbene tale norma sia già esistente da alcuni anni, fino ad ora era rimasta sostanzialmente priva di sanzioni. Le multe scattavano soltanto nel caso di appalti superiori ai 500 mila euro. Tuttavia, con il Decreto Coesione, questa soglia viene drasticamente abbassata a 70.000 euro, il costo medio di una ristrutturazione di un appartamento. La dichiarazione di “congruità” dovrà essere ufficialmente firmata e presentata dal responsabile dei lavori, di solito l’architetto o l’ingegnere incaricato della progettazione. Tuttavia, nel caso in cui il committente non usufruisca dei servizi di professionisti, sarà a suo carico redigere personalmente l’attestazione di “congruità”.

Lavori di ristrutturazione in nero: sanzioni fino a 5.000 euro

Cosa accade se non vengono segnalate le irregolarità sul cantiere? Le penalità per le violazioni riscontrate durante i controlli oscillano tra 1.000 e 5.000 euro e ricadono sulle spalle dei committenti.

Per quanto concerne gli appalti pubblici, la soglia di 150.000 euro per i controlli di congruità è stata abolita. In caso di infrazioni, i responsabili del progetto possono essere segnalati all’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), la quale avvierà indagini e adotterà le misure punitive necessarie.

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