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Impianto autoclave: come funziona, a cosa serve e quanto costa?

L'acqua in casa tua scorre a bassa pressione? Scopri come funziona un impianto autoclave, a che serve, dove installarlo e quali sono i costi dell'intervento

Ultimo aggiornamento 20-02-2024

Ugo Sollazzo

Idraulico termotecnico

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Se stai cercando un modo per migliorare la pressione dell’acqua nella tua casa, potresti voler considerare l’installazione di un impianto autoclave domestico. Questo sistema di pressurizzazione dell’acqua è in grado di aumentare la pressione dell’acqua nelle tubature della tua casa, garantendo una doccia più confortevole e un flusso costante in ogni punto dell’abitazione. In questo articolo, esploreremo come funziona un impianto autoclave domestico, a cosa serve e quanto costa, per aiutarti a valutare se sia la soluzione giusta per te.

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Che cosa è un autoclave?

L’autoclave è un impianto che ha il compito di far aumentare la pressione dell’acqua potabile, in modo tale che sia superiore a quella presente all’interno della distribuzione locale. Così, per esempio, anche coloro che abitano ai piani alti di un palazzo possono soddisfare il proprio fabbisogno giornaliero di acqua. Per rendere più semplice la comprensione del funzionamento dell’autoclave, è importante individuare i componenti della sua struttura.

Di solito, l’autoclave è costituita da:

Come funziona l’autoclave?

Shutterstock

Questo tipo di impianto è caratterizzato dalla presenza di serbatoi chiusi, che al loro interno contengono aria in pressione. La pompa elettrica, una volta accesa, invia l’acqua in modo tale da farla entrare nel serbatoio. In questa fase l’aria presente viene compressa, incrementando notevolmente la pressione. Nel momento in cui viene raggiunta la pressione massima standardizzata, la pompa elettrica si spegne in modo automatico.

Tutte le volte che viene aperto un rubinetto collegato con il serbatoio, il volume dell’aria compressa tende ad incrementarsi, determinando anche una lieve riduzione della pressione. Qualche istante dopo fuoriesce l’acqua dal rubinetto.  Se la pressione raggiunge il valore minimo fissato in sede di taratura, la pompa viene accesa di nuovo e il ciclo si riavvia.  Gli impianti di autoclave di ultima generazione sono dotati di una membrana elastica che sostituisce l’aria compressa, consentendo la realizzazione di serbatoi di piccole dimensioni.

Una volta spiegato in generale il funzionamento dell’impianto, adesso ci occupiamo di descrivere come funziona il pressostato dell’autoclave. Il pressostato è un dispositivo che apre e chiude un contatto elettrico, sulla base della pressione presente e che di solito viene tarata di fabbrica.

Quando la pressione è bassa, il pressostato è a riposo e il contatto elettrico è chiuso, mentre la pompa elettrica risulta accesa.  Se la pressione aumenta, il sistema di leve viene messo in movimento dalla membrana. La leva, che fa da supporto al contratto elettrico, resta bloccata finché non viene superata dalla leva che la comanda. In tale circostanza, il contatto elettrico è aperto, mentre la pompa elettrica è spenta.

Le pressioni del pressostato variano a seconda di come vengono spostati i due dadi per la regolazione disponibili. Un dado ha il compito di portare verso l’alto o il basso il punto di intervento man mano che la pressione si riduce, anticipando o ritardando la chiusura del contatto elettrico, determinando a sua volta un anticipo o un ritardo dell’avviamento della pompa elettrica, mantenendo bassi i valori della pressione.

Il secondo dado, invece, ha il compito di intervenire sulla disinserzione. Quindi alza e abbassa il punto d’intervento man mano che la pressione aumenta, anticipando o ritardando la chiusura del contatto elettrico, determinando a sua volta un anticipo o un ritardo dello spegnimento della pompa elettrica, mantenendo alti i valori della pressione.

Si consiglia di non alterare le impostazioni di fabbrica del pressostato, in genere compatibili per qualunque tipo di impianto. Molto spesso, infatti, il buon funzionamento del sistema dell’autoclave è compromesso proprio dall’ostruzione del pressostato.

Dove si può mettere l’autoclave?

Shutterstock

Il posizionamento dell’autoclave è un aspetto fondamentale da considerare per garantire la sicurezza dell’impianto. In genere, si preferiscono postazioni piane, come i seminterrati dei condomini, poiché offrono abbastanza spazio e attenuano il rumore generato dal funzionamento dell’autoclave.

Tuttavia, in alcune circostanze, l’autoclave può essere posizionata anche su solai o terrazzi. In questi casi, è necessario effettuare controlli accurati per garantire la sicurezza dell’installazione. Sebbene meno comune, questa opzione può essere vantaggiosa per sfruttare al meglio gli spazi disponibili.

Come e quanto costa installare l’autoclave?

Se l’autoclave deve essere usata per soddisfare il fabbisogno di acqua di un intero condominio, di solito viene installata in seminterrato. La normativa di riferimento, inoltre, proibisce di collegare direttamente l’autoclave all’impianto idrico, così da risparmiare acqua e non sprecarla. Per riempire l’autoclave può essere utilizzato un pozzo o, in alternativa, un recipiente di riserva.

Per conoscere i costi da sostenere per installare l’autoclave, prima bisogna stabilire quante utenze dovranno essere rifornite di acqua e quale deve essere la capacità complessiva necessaria. In genere, se si considera che tale operazione richiede l’intervento di un tecnico specializzato, incluso i materiali, il costo complessivo da sostenere per ultimare l’impianto parte da 1.000-1500 euro. Il consiglio è sempre quello di chiedere un preventivo per l’installazione dell’autoclave, così da avere una panoramica veritiera sul costo finale.

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