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Cos'è il risanamento conservativo e quando è necessario

Riportare un edificio alle origini tutelando il suo splendore e rendendolo sicuro e stabile: l’esperto spiega come agire per un intervento di risanamento conservativo

05-07-2024

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Ogni edificio ha una storia che viene raccontata attraverso la sua struttura, la facciata, la conformazione degli ambienti e anche i materiali usati per costruirlo. L’obiettivo di qualsiasi ristrutturazione è tutelare le caratteristiche, cercando di riparare i danni senza stravolgere l’anima dell’immobile.

Ma quando è incluso anche l’autentico valore storico e architettonico della struttura si parla di risanamento conservativo, termine che fa riferimento a una serie interventi che permettono di mantenere e valorizzare le caratteristiche originarie di un edificio, garantendo un miglioramento delle prestazioni strutturali e di quelle funzionali, ma allo stesso tempo tutelando la sua storia. Non sempre un risanamento conservativo è possibile, soprattutto nei casi in cui l’immobile è estremamente danneggiato e occorre demolirlo. Tuttavia, ci sono delle occasioni in cui, tramite interventi mirati e l’aiuto di ingegneri, architetti e professionisti del settore è possibile riportare la struttura al suo antico splendore, valorizzandola e adattandola alle necessità contemporanee.

Quali sono gli obiettivi del risanamento conservativo

Fonte foto: Shutterstock

Il risanamento conservativo permette di recuperare le caratteristiche architettoniche e storiche di un edificio, senza stravolgere la struttura, anzi adattandola alle esigenze del momento. Viviamo in un Paese che pullula di edifici storici e di estremo pregio artistico e architettonico: l’obiettivo deve essere quello di riconoscerne il valore e riuscire a riportarlo alla luce attraverso interventi mirati. Lavori di questo tipo consentono, per esempio, di capire quali sono i materiali originari e provare a riutilizzarli per la ricostruzione, se sicuri e adeguati al nuovo progetto. Per esempio, si può ipotizzare di usare il legno per elementi strutturali e decorativi come gli infissi o i pavimenti.

Consente, allo stesso tempo, di applicare le stesse tecniche costruttive e le soluzioni architettoniche che magari si sono rovinate nel tempo. Allo stesso tempo, questo tipo di intervento mira a restituire all’edificio il suo aspetto originario, lavorando sulla facciata e rispettando i dettagli architettonici e decorativi. Infine, bisogna considerare l’intervento non solo come un recupero ma anche come un miglioramento, infatti l’edificio una volta ristrutturato sarà anche più funzionale, sicuro, resistente e capace di unire da una parte il suo valore storico e dall’altra le esigenze innovative e della vita contemporanea.

Le criticità di un progetto di risanamento conservativo

Fonte foto: Shutterstock

Le eventuali criticità da superare nel progetto possono essere diverse. Una di queste è rappresentata dai vincoli normativi: spesso gli edifici storici sono inseriti in un luogo che è sottoposto a vincoli di tutela paesaggistica. Occorre conoscerli e interfacciarsi con le Soprintendenze ai beni culturali in modo da evitare che un progetto venga bloccato, rallentando i lavori e aumentando la spesa finale. Il progetto deve essere sottoposto e approvato dagli enti preposti.

Un altro punto critico può essere lo stato di conservazione dell’edificio: bisogna capire se si può recuperare oppure se occorre obbligatoriamente demolirlo. Generalmente si evita quest’ultima opzione, ma solo un esperto ingegnere o un architetto può valutare attentamente quali sono i delicati lavori di consolidamento.

Anche i costi possono essere proibitivi e sono maggiori rispetto a una ristrutturazione standard. I motivi sono diversi, per esempio bisogna utilizzare solo specifici materiali compatibili con quelli originali, che spesso sono più costosi. Esistono diversi altri punti critici che bisogna valutare di volta in volta con l’aiuto dei professionisti incaricati.

Interventi e figure professionali coinvolte: architetti, ingegneri…

Un progetto di risanamento conservativo è composto da una serie di interventi da decidere volta per volta in base a tanti parametri, come le caratteristiche strutturali e architettoniche dell’edificio, il suo stato conservativo, il contesto in cui è inserito, gli obiettivi e altri.

Il restauro è tra gli interventi da prendere in considerazione, perché è pensato per ripristinare l’aspetto antico dell’edificio. All’interno della fase di restauro si possono effettuare diversi lavori, come il rifacimento della facciata e di tutte le superfici interne decorate, il restauro di elementi architettonici rovinati dal tempo, come colonne o soffitti. A ciò si aggiungono tutti i lavori di ristrutturazione, cioè interventi migliorativi che coinvolgono la struttura portante, come il rifacimento degli impianti, oppure la sostituzione degli infissi e dei serramenti. Infine, bisogna prevedere tutti gli interventi di consolidamento strutturale, che porta al miglioramento della sicurezza e della stabilità.

Naturalmente non esiste un elenco unico adatto a tutti, ma occorre effettuare un’analisi approfondita e una fase preliminare che spesso coinvolge diversi esperti. Gli architetti, per esempio, sono solitamente i principali responsabili del progetto, analizzano lo stato dell’edificio e definiscono quali interventi effettuare per preservarne le caratteristiche originali. A loro si affiancano gli ingegneri strutturali, che valutano la stabilità e la sicurezza dell’edificio. Si aggiungono i restauratori, gli storici dell’arte e i geometri. Insomma, si parla di un progetto complesso che richiede spesso differenti figure, il cui budget cambia in base agli interventi e alle singole esigenze.

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