Direttiva Case Green: le nuove regole per ristrutturare casa
Quando sarà obbligatorio ristrutturare casa? Scopriamo le nuove regole della direttiva Case Green, le scadenze e la classe energetica da raggiungere
Alessia Mancini
Content manager e blogger
- Direttiva Case Green: meno regole e più flessibilità per ristrutturare
- Direttiva Case Green: le tempistiche saranno decise dai singoli Paesi
- Direttiva Case Green: meno regole e più flessibilità per ristrutturare
- Direttiva Case Green: le tempistiche saranno decise dai singoli Paesi
L’Unione Europea sta facendo passi concreti verso un futuro più sostenibile ed ecologico attraverso la direttiva Case Green, che introduce nuove regole e obiettivi ambiziosi per la ristrutturazione e l’efficientamento energetico degli edifici residenziali. Il suo scopo è ridurre drasticamente le emissioni nocive e migliorare l’efficienza energetica nel settore edilizio, con l’obiettivo di raggiungere una riduzione del 55% delle emissioni entro il 2030 e l’obiettivo a lungo termine di emissioni zero entro il 2050.
Nonostante le scadenze e gli obblighi delle ristrutturazioni sembrassero già decisi, l’ultimo incontro ha ribaltato la situazione in un’ottica di adattabilità delle regole su scala nazionale. Scopriamo tutte le novità della direttiva Case Green.
Direttiva Case Green: meno regole e più flessibilità per ristrutturare
L’attesa per la nuova direttiva Case Green è giunta a un punto critico dopo l’incontro del Parlamento Europeo del 12 ottobre 2023, tanto da segnare il rinvio della discussione finale a dicembre. L’obiettivo ambizioso della direttiva è ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990, e perseguire l’obiettivo di emissioni zero entro il 2050 tramite la riqualificazione del parco immobiliare europeo e l’ottimizzazione dei rendimenti energetici.
Durante l’ultimo round negoziale del trilogo, che coinvolge il Consiglio dell’Unione Europea, il Parlamento e la Commissione, sono state apportate modifiche significative alle parti più controverse della direttiva. Una delle principali novità è l’adozione di un approccio più flessibile per gli Stati membri rispetto a quanto inizialmente previsto nella bozza del testo.
Alcune questioni cruciali rimangono da definire, come il meccanismo dei mutui green, che favorisce con tassi agevolati solo l’acquisto di case ad alta efficienza energetica, mettendo in discussione il valore delle abitazioni meno efficienti sul mercato. Un’altra sfida è rappresentata dall’obbligo di installare pannelli solari sugli edifici pubblici e non residenziali, una misura che potrebbe comportare notevoli cambiamenti nell’aspetto e nell’efficienza degli edifici.
Inoltre, gli obblighi relativi all’installazione di colonnine di ricarica nei parcheggi per gli edifici residenziali esistenti sono stati cancellati, aprendo una serie di interrogativi sulla promozione della mobilità elettrica. Infine, bisogna chiarire se e quali agevolazioni fiscali saranno previste per sostenere le famiglie chiamate a ristrutturare i propri immobili al fine di renderli più efficienti dal punto di vista energetico. Inoltre, la standardizzazione delle certificazioni energetiche a livello dell’Unione Europea, inizialmente prevista, è stata rimossa, il che potrebbe comportare variazioni nei sistemi di valutazione energetica degli edifici a livello nazionale.
Direttiva Case Green: le tempistiche saranno decise dai singoli Paesi
Il testo della direttiva Case Green, inizialmente approvato a marzo dal Parlamento Europeo, prevedeva regole più rigide, fissando obiettivi ambiziosi per gli edifici residenziali e l’adozione di edifici “Zero emission buildings” (Zeb).
Inizialmente, il testo proposto indicava che entro il 2030 gli edifici residenziali avrebbero dovuto raggiungere la classe energetica E e, entro il 2033, avrebbero dovuto avanzare fino alla classe energetica D. Inoltre, si prevedeva un’azione prioritaria sull’efficientamento energetico del 15% degli edifici più consumatori di energia, che in Italia equivale a circa 1,6 milioni di immobili. La direttiva avrebbe anche stabilito l’obbligo di costruire edifici “Zero emission buildings” (Zeb) a partire dal 2026 per i nuovi edifici pubblici e dal 2028 per quelli privati.
Tuttavia, le modifiche attualmente concordate offrono agli Stati membri più margine nell’applicazione della direttiva. A loro spetterà l’elaborazione di piani con target di riduzione dei consumi di energia calcolati in base al consumo medio nell’intero parco edilizio residenziale nel periodo dal 2025 al 2050. Questo approccio consentirà ai Paesi membri di adattare le tempistiche in base alle specifiche esigenze e alle casistiche nazionali.
La situazione nazionale presenta una sfida unica, poiché la maggior parte delle abitazioni rientra nelle classi energetiche meno efficienti, dalla G alla E. La preoccupante predominanza degli immobili in classe G, pari al 55% dell’offerta totale, evidenzia la necessità di misure mirate per migliorare l’efficienza energetica delle abitazioni. Con meno dell’8% degli immobili costruiti nell’ultimo ventennio, l’Italia si trova di fronte a una sfida significativa per adeguarsi agli standard di efficienza energetica europei. La revisione della direttiva offre la flessibilità necessaria per affrontare queste sfide in modo efficace e realistico.
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