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Biomasse: viaggio tra le nuove fonti di energia

Le biomasse rappresentano una fonte di energia pulita derivante da scarti di attività agricole o dagli allevamenti animali: vediamo le tipologie esistenti e gli usi che se ne possono fare.

Ultimo aggiornamento 29-05-2021
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Quando si parla di biomasse si fa riferimento a tutti quei materiali di origine biologica – generalmente scarti di attività agricole o di organismi animali – che tramite appositi procedimenti di modifica possono diventare materie prime per la produzione di energia elettrica o termica.

Quando si parla di biomasse si fa riferimento a tutti quei materiali di origine biologica – generalmente scarti di attività agricole o di organismi animali – che tramite appositi procedimenti di modifica possono diventare materie prime per la produzione di energia elettrica o termica.

Al di là del significato di biomassa, sono considerate tali, tra le altre cose: la legna da ardere, ramaglie e residui di attività agricole e forestali, alghe marine, gli scarti di industrie alimentari, i liquidi reflui derivanti dagli allevamenti, ma anche i rifiuti organici urbani e alcune piante coltivate appositamente per la produzione di energia.

I materiali di cui sopra possono essere trasformati in energia nelle apposite centrali a biomasse. In generale, però, sono tre le finalità di utilizzo delle biomasse ossia:

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– la produzione di energia elettrica e termica, definita con il termine tecnico di biopower;

– la produzione di carburanti biologici per molteplici scopi, i cosiddetti biofuel;

– la realizzazione di bioproduct, ossia i composti chimici.

La trasformazione delle biomasse dipende ovviamente dal prodotto finale che si vuole ottenere. In generale, comunque, il processo avviene tramite fermentazione controllata, con cui si arriva a produrre un biogas ricco di metano (fino ad un massimo del 70%), dal quale a sua volta si può estrarre energia elettrica o termica, utilizzabile per il riscaldamento di abitazioni, aziende e tanto altro ancora. Non vi è una regola secondo la quale via sia una lineare convenienza nell’utilizzo delle biomasse combustibili, poiché varia in base agli utilizzi.

Le centrali a biomasse estraggono l’energia tramite diverse tecniche: la più diffusa è probabilmente la combustione diretta, ma il processo può avvenire anche tramite pirolisi (o piroscissione), o tramite estrazione di gas di sintesi tramite gassificazione.

Biomasse: vantaggi e svantaggi

I vantaggi derivanti dall’utilizzo delle biomasse sono molteplici e possono essere riassunti sostanzialmente in cinque punti:

1) Non richiedono tecnologie dispendiose e possono essere prodotte facilmente anche in Paesi meno sviluppati.

2) Le biomasse inquinano poco, favoriscono lo sviluppo sostenibile e sfruttano in maniera più razionale le risorse naturali, visto che i materiali di scarto verrebbero in alternativa gettati o eliminati.

3) Tramite le biomasse possono essere generati anche sottoprodotti utili e remunerativi, come fertilizzanti a basso costo.

4) Soprattutto nelle zone rurali rappresentano una risorsa aggiuntiva, poiché aumentano la disponibilità di energia elettrica con conseguenti benefici per la produttività.

5) Rappresentano il futuro delle energie rinnovabili poiché la loro produzione accelera il processo di reintroduzione nell’atmosfera dell’anidride carbonica precedentemente assorbita dalle piante.

Quanto agli svantaggi, invece, potremmo sostanzialmente ridurli a quattro punti:

1) La carenza di spazio per la coltivazione: per sfruttare al meglio le biomasse occorre produrre quantità di materiali elevate, sottraendo però spazio alle coltivazioni per uso alimentare.

2) La produzione di biomasse implica importanti modifiche alla pianificazione delle attività agricole, poiché la coltivazione di prodotti alimentari non può e non deve essere contaminata da quella delle fonti energetiche.

3) La sottrazione di terra e acqua oltre che alle produzioni alimentari, anche alle foreste, andando sostanzialmente ad intaccare l’habitat di flora e fauna.

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