L'inquinamento elettromagnetico è davvero dannoso per la salute?
L'inquinamento elettromagnetico o elettrosmog ha un grande impatto sulla salute umana e ambientale: scopriamo quali sono le cause e i possibili rimedi
Domenico Ielo
Ingegnere Civile
- Che cos'è l'inquinamento elettromagnetico?
- Le cause dell’inquinamento elettromagnetico
- Gli effetti biologici dell'elettrosmog
- I rimedi all'inquinamento elettromagnetico
- Che cos'è l'inquinamento elettromagnetico?
- Le cause dell’inquinamento elettromagnetico
- Gli effetti biologici dell'elettrosmog
- I rimedi all'inquinamento elettromagnetico
Oggi, l‘inquinamento derivante dai campi elettromagnetici è una delle questioni più dibattute soprattutto per quanto riguarda i rischi e gli effetti sull’ambiente e sulla salute di tutti noi. Ogni giorno, siamo esposti a campi elettrici ed elettromagnetici generati da sorgenti inquinanti come, ad esempio, impianti elettrici e antenne, senza neanche rendercene conto. Ma quali sono gli effetti derivanti da questa prossimità? Esistono dei rischi concreti per la salute? Qual è il reale impatto ambientale?
Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza su questo tema.
Che cos’è l’inquinamento elettromagnetico?
Parliamo di inquinamento elettromagnetico, o elettrosmog, per definire la generazione di campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici artificiali prodotti dalle tecnologie utilizzate dall’uomo che interferiscono con il fondo elettromagnetico naturale della Terra.
Questi campi elettromagnetici possono essere prodotti da una varietà di fonti, come linee elettriche ad alta tensione, antenne dei trasmettitori radio e televisione, telefoni cellulari, dispositivi wireless, elettrodomestici, trasformatori e altre infrastrutture elettriche.
Le cause dell’inquinamento elettromagnetico
Il fenomeno dell’elettrosmog è legato a cause molteplici e, soprattutto, a diverse sorgenti di campi elettrici ed elettromagnetici come:
- elettrodotti per il trasporto di energia elettrica,
- segnali radiotelevisivi,
- impianti per la telefonia mobile,
- apparecchi biomedicali,
- impianti per la lavorazione industriale,
- elettrodomestici e dispositivi che necessitano di corrente elettrica.
I campi così generati si propagano sotto forma di onde elettromagnetiche che vengono misurate in frequenza (Hertz), ovvero in numero di oscillazioni che l’onda elettromagnetica compie in un secondo; 1 Hertz equivale a un’oscillazione al secondo.
In base a questo parametro, si definiscono due tipi di inquinamento elettromagnetico:
- generato da campi a bassa frequenza (0 Hz – 100 kHz),
- generato da campi ad alta frequenza (100 kHz – 300 GHz).
Nei campi a bassa frequenza rientrano quelli generati dagli elettrodotti che, generalmente, arrivano a una frequenza di rete di 50Hz; mentre nei campi ad alta frequenza si trovano quelli generati dai segnali radiotelevisivi e dagli impianti per la telefonia mobile.
Questa distinzione è importante, poiché permette di definire le caratteristiche dei campi in prossimità delle sorgenti al variare della frequenza di emissione e, quindi, anche le possibili interazioni tra campi elettromagnetici ed esseri viventi con tutti gli effetti, come eventuali danni alla salute, che possono derivarne. Infatti, l’entità dei rischi dovuti all’esposizione a un campo elettromagnetico dipende dalla frequenza e da altri parametri quali :l’intensità del campo elettrico, intensità del campo magnetico, l’induzione magnetica e la densità di potenza, dalla distanza a cui ci si trova rispetto alla sorgente e dalla durata di esposizione. Un campo elettromagnetico e le sue caratteristiche vengono misurati attraverso dispositivi dedicati: i rilevatori di campi elettromagnetici.
Gli effetti biologici dell’elettrosmog
Nel 2001, la IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) ha condotto alcuni studi circa i possibili danni alla salute derivanti dall’esposizione a campi elettromagnetici.
I risultati li hanno definiti nella classe 2B dei possibili cancerogeni evidenziando un’associazione statistica, non una diretta conseguenza, tra esposizione ai campi elettromagnetici al di sopra di 0,4 microTesla nel periodo post-natale e un incremento del rischio di leucemie infantili. Per quanto riguarda, invece, i cellulari e la telefonia mobile non esistono risultati certi sui rischi legati al loro utilizzo.
Ecco perché, ad oggi, non possiamo parlare di danni, ma solamente di effetti biologici siano essi positivi o negativi. Un effetto biologico è, semplicemente, la risposta dell’organismo a uno stimolo indotto e, quando negativo, può provocare danni reversibili o irreversibili.
Gli effetti biologici dei campi a bassa frequenza
L’esposizione costante a campi elettromagnetici a bassa frequenza può provocare, nel corpo umano, delle correnti elettriche responsabili della stimolazione involontaria di certi organi come cuore, polmoni, pelle e occhi, causando disturbi di tipo visivo.
Gli effetti biologici dei campi ad alta frequenza
L’effetto più evidente è lo sviluppo di calore: i campi elettromagnetici tra i 400MHz e i 2000MHz provocano riscaldamenti localizzati. Inoltre, per campi sopra i 300MHz, è possibile riscontrare effetti acustici simili a ronzii.
Nel 2004 l’ICNIRP (International Commission for Non-Ionizing Radiation Protection) ha pubblicato i risultati degli studi condotti nella ricerca “Epidemiology of Health Effects of Radiofrequency Exposure”. I casi studio erano rivolti a dimostrare:
- l’insorgenza di cancro, disturbi cardiovascolari, infertilità o cataratta per l’esposizione a campi elettromagnetici,
- l’insorgenza di leucemie infantili causate dall’esposizione a segnali radiotelevisivi,
- l’insorgenza di tumori al cervello legati all’utilizzo di cellulari.
Anche dopo l’aggiornamento del 2011, i risultati hanno dimostrato che non esiste una correlazione dimostrabile e consistente tra esposizione a campi elettrici ed elettromagnetici e danni alla salute.
Inoltre, l’ICNIRP ha confutato gli studi condotti nel 2001 dalla IARC, giudicando il campione non sufficientemente rappresentativo.
In conclusione, è attualmente impossibile trarre deduzioni assolute e definitive circa l’esposizione ai campi elettrici ed elettromagnetici e l’innesco di processi tumorali, alterazioni del DNA e patologie di diversa natura. Nonostante le numerose e autorevoli ricerche, i risultati non sono, ad ora, attendibili poiché troppo frammentari, inconsistenti o contraddittori.
I rimedi all’inquinamento elettromagnetico
L’inquinamento elettromagnetico rappresenta una sfida significativa per la nostra società moderna. Tuttavia, esistono diverse strategie e rimedi che possono essere adottati per affrontare questo problema e limitare l’impatto negativo dei campi elettromagnetici sull’ambiente e sulla salute umana.
Le misure legislative cautelative
In presenza di risultati scientifici non del tutto comprovati e attendibili, tuttavia, diversi Paesi hanno emanato dei decreti che legiferano in materia di tutela della salute in caso di frequenti esposizioni a campi elettromagnetici. Per quanto riguarda l’Unione Europea è in vigore il D.L. del 1 agosto 2016 che attua la direttiva sulle disposizioni minime di sicurezza e di salute relative all’esposizione dei lavoratori ai rischi derivanti dai campi elettromagnetici.
Inoltre, esistono delle norme tecniche e delle indicazioni operative differenti per ciascuna sorgente inquinante presente in contesti lavorativi (apparecchi per la saldatura ad arco o elettromedicali, radar, carrelli industriali, impianti di radiodiffusione per fare qualche esempio).
Del 30 luglio 1999, è, invece, la raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea inerente la limitazione dell’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici con frequenza da 0Hz a 300GHz (L 199/62).
La tutela dell’ambiente
In Italia, il Ministero dell’Ambiente, attuando la normativa “legge quadro n.36/2001”, ha disposto il censimento delle sorgenti inquinanti e la costituzione di specifici catasti, sia nazionali che regionali, comprendenti le sorgenti di campi elettromagnetici, a supporto delle attività di controllo e di informazione della popolazione. Attualmente, le Agenzie regionali per l’ambiente si stanno occupando del procedimento di controllo e di censimento nella prospettiva di adottare tecnologie che rispetteranno maggiormente la conformazione urbana e paesaggistica e la tutela dei cittadini. Tecnologie a impatto contenuto che garantiranno il raggiungimento di un buon compromesso tra la diffusione delle sorgenti inquinanti e la salvaguardia dell’ambiente circostante.
Inoltre, tra i rimedi all’elettrosmog, sono presenti delle Linee Guida per il risanamento di siti non a norma, ovvero porzioni territoriali in cui siano superati i limiti previsti dal D.M. 381/98 in materia di esposizione ai campi elettromagnetici. In questo caso, vengono disposti degli accertamenti e degli interventi mirati al ripristino delle condizioni dettate dai valori soglia entro i quali non sono presenti rischi per la salute e per l’ambiente. Se nel limitare le emissioni e arginare l’inquinamento elettromagnetico vicino a una casa, la ricezione dei segnali venga penalizzata, il Ministero dispone una valutazione idonea a ogni singolo caso in questione.
Cosa fare in casa
Anche in un ambiente domestico possiamo, comunque, assumere dei comportamenti cautelativi per limitare l’inquinamento elettromagnetico in casa, ad esempio:
- spegnere i cellulari nelle ore notturne,
- staccare le spine elettriche e i modem quando non utilizzati,
- non utilizzare wifi e bluetooth in contemporanea se possibile,
- non lasciare i televisori e i computer in stand by, ma spegnerli per evitare il sovraccarico di corrente,
- non riposare in prossimità di elettrodomestici e sorgenti inquinanti,
- non fare un uso smodato del microonde,
- posizionare le antenne dei sistemi wifi, bluetooth e reti senza fili in ambienti della casa meno frequentati,
- per lunghe telefonate con lo smartphone preferire l’uso di auricolari.
In questo modo, non rischieremo in salute e risparmieremo anche sulla bolletta dell’energia elettrica.
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