Scarico acque reflue: normativa e sanzioni
Lo scarico delle acque nere è regolamentato da specifici vincoli. Ecco qui tutto quello che c'è da sapere per evitare di incorrere in spiacevoli sanzioni
Silvia Baldassarre
Avvocato Civilista
Attraverso il Testo Unico per l’Ambiente, è previsto un preciso regolamento per gli scarichi delle acque nere e bianche domestiche, industriali e urbane. Nello specifico le acque reflue domestiche sono composte dalle acque nere dello scarico del wc, da quelle meteoriche dell’acqua piovana, grigie per gli scarichi di lavandini e docce, oppure quelle grasse originate in cucina. Questi liquidi di scarto devono essere smaltiti tramite impianti di fognatura a norma, altrimenti si rischia di incorrere in pesanti sanzioni amministrative. Se vuoi sapere cosa prevede la normativa in merito alle autorizzazioni, ai limiti e alle sanzioni, ecco tutto ciò che bisogna sapere sullo scarico delle acque nere.
Acque reflue: caratteristiche e tipologie
La cattiva gestione delle acque reflue domestiche, in passato, ha causato in alcune circostanze gravi problemi per la salute e l’igiene pubblica. Basti pensare ai periodi in cui la popolazione è stata colpita da epidemie di epatite, di colera e dissenteria, patologie direttamente collegate a una cattiva gestione dello scarico delle acque reflue domestiche fuori dalla fognatura. Da buoni cittadini è opportuno, quindi, conoscere un po’ più a fondo questo argomento, perciò è indispensabile conoscere la normativa sulle fognature per evitare le sanzioni sullo scarico delle acque reflue non a norma.
Il Governo, innanzitutto, nel Testo Unico per l’Ambiente (TUA), effettua una distinzione delle acque reflue in base alla loro origine secondo quanto previsto dall’articolo 74 TUA che così definisce le acque reflue.
- Acque reflue domestiche, ovvero le acque “provenienti da insediamenti di tipo residenziale e da servizi derivanti prevalentemente dal metabolismo umano e da attività domestiche”. A loro volta vengono classificate in acque nere (provenienti da vasi igienici dei bagni), acque grigie (provenienti da docce, vasche, lavabi e bidet dei bagni), acque saponate grasse (da lavelli e lavastoviglie delle cucine), acque meteoriche (provenienti dalle precipitazioni atmosferiche).
- Acque reflue industriali, ovvero “qualsiasi tipo di acque scaricate da edifici o impianti in cui si svolgono attività commerciali o di produzione di beni”. La normativa tende a sottolineare la differenza rispetto alle acque reflue domestiche e, in particolare, alle acque nere. Il criterio che le distingue dalle altre è, in particolare la qualità e la provenienza. I limiti per lo scarico sono più restrittivi e la preventiva richiesta di autorizzazione va assolutamente effettuata, pena pesanti sanzioni, in quanto lo scarico senza autorizzazione integra il reato di scarico abusivo.
- Acque reflue urbane, ovvero quelle provenienti dalle reti fognarie, i cui relativi scarichi sono: i terminali delle reti meteoriche, gli sfioratori di piena delle reti miste, i terminali degli impianti di depurazione, gli scarichi dei miscugli di condensa.
Autorizzazione scarico acque reflue domestiche in fognatura
In particolare, per quanto riguarda la normativa per lo scarico delle acque reflue domestiche, tra cui le acque nere, le disposizioni di legge specificano che tale sistema è sempre ammesso, “purché si osservino i regolamenti emessi dal gestore del servizio idrico integrato, previa approvazione del rispettivo Ente di Governo di riferimento”. Nello specifico, dunque, se la fognatura è di tipo privato il proprietario dell’abitazione deve convogliare le acque reflue domestiche alla rete della fognatura pubblica con specifiche condutture, facendo attenzione che lo scarico delle acque nere non sia collegato con collettori di altri impianti. Le abitazioni collocate in zone di campagna e rurali, prive della rete di fognatura pubblica, invece, possono ricorrere a metodi alternativi, tra cui l’installazione di una fossa biologica o di un impianto di fitodepurazione.
In quest’ultimo caso secondo la normativa degli scarichi fognari, l’autorizzazione per lo smaltimento delle acque reflue domestiche è rilasciata dal Comune di competenza, presentando un’apposita domanda, compilando un modulo corredato degli allegati planimetrici, degli schemi costruttivi della rete fognaria interna e del progetto dell’impianto (corredato della scheda tecnica dello scarico e del report geologico). Il documento può essere inoltrato tramite posta raccomandata, oppure consegnato direttamente agli operatori che rilasceranno una ricevuta, altrimenti può essere inviato attraverso un indirizzo email PEC (Posta Elettronica Certificata).
Sanzioni in caso di scarico acque reflue domestiche senza autorizzazione
La normativa per lo scarico delle acque nere prevede anche una serie di sanzioni, in assenza di un impianto fognario a norma, condizione che può comportare sanzioni piuttosto salate e che in dettaglio si ritrovano all’art. 133 TUA. Il valore minimo è di 6 mila euro, mentre la soglia massima può arrivare fino a 60 mila euro, in base al tipo di infrazione e alla gravità della condizione riscontrata. Solamente per gli scarichi relativi a edifici isolati la sanzione va da 600 euro fino a 3000 euro, mentre per la mancanza di autorizzazione allo scarico la normativa prevede una sanzione da 240 a 1400 euro, nel caso di aree soggette a vincolo idrogeologico.
Il regolamento per gli scarichi di acque bianche e nere, quindi, all’art. 124 del TUA indica che tali impianti “devono essere preventivamente autorizzati e rispettare dei valori precisi”. Se non vuoi incorrere in sanzioni pesanti fai attenzione a rispettare la normativa. Nel caso la tua area di residenza sia sprovvista di una rete fognaria pubblica, puoi ancora metterti in regola: basta scaricare le acque nere in maniera legale, realizzando un impianto di scarico idoneo autorizzato dal tuo Comune. Contatta un professionista per evitare eventuali sanzioni e richiedi un preventivo gratuito.