Impianto elettrico: da tradizionale a domotico
La tecnologia ha fatto davvero passi da gigante nel settore della domotica. Ecco come procedere se si vuole trasformare l'impianto elettrico tradizionale in uno domotico
Giorgio Santacroce
Tecnico riparazioni elettroniche
La tecnologia ha fatto davvero passi da gigante nel settore della domotica, tanto che l’idea di avere una casa intelligente che comunica con noi, fa le cose al posto nostro o sincronizza tutti gli apparecchi elettrici con un click non è più fantascienza, è un desiderio che abbiamo in molti. Se vogliamo poter controllare dalla nostra poltrona luci, serrande, luci del giardino, nonché riscaldamento, climatizzatore e antifurto non dobbiamo cambiare casa, è possibile infatti domotizzare l’impianto esistente, senza spendere un capitale.
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Due semplici procedimenti: sfilatura dei cavi e segnatura delle tracce
Prima di iniziare l’adeguamento della nostra casa da tradizionale a smart, è opportuno visionare l’impianto elettrico esistente per vedere gli spazi a disposizione nelle scatole elettriche, corrugati e centralini. Un’altra cosa di cui bisogna tenere nota, è che alla fine della trasformazione dell’impianto elettrico tradizionale in domotico, andrà certificato nuovamente tutto l’impianto. Ultimo appunto: anche i dispositivi che intendiamo collegare all’impianto smart – ad esempio le lampadine – dovranno essere adatte per l’impianto elettrico domotico.
La sfilatura dei cavi e il cavo Bus
Una volta verificata la presenza del corrugato – condizione indispensabile per modificare l’impianto elettrico – è sufficiente sfilare i vecchi cavi per inserire il cavo Bus. Per chi non ne avesse mai sentito parlare, il Bus (Binary Unit System) è un canale di comunicazione che permette alle varie periferiche e componenti di un sistema elettronico di comunicare tra loro, in modo che riescano a scambiarsi informazioni o dati. Insomma, il cavo Bus è ciò che fa la differenza tra impianto elettrico tradizionale e domotico. Adesso i sensori (che sono tutte le apparecchiature che possono ricevere ordini, come interruttori, termostati ecc) di ogni dispositivo inviano i rilevamenti che possono essere raccolti dalle centraline di controllo, che a loro volta impartiscono gli ordini agli attuatori (ovvero i dispositivi che eseguono il comando, come le lampadine, i termosifoni ecc).
Segnare le tracce
Come la maggior parte di noi ben sa, quando ci si trova alle prese con i lavori di casa – qualunque essi siano – può succedere che ci sia qualche intoppo e l’idea che tutto vada liscio si trasforma in utopia. È possibile che per trasformare il nostro impianto elettrico tradizionale in uno domotico, non riusciamo a sfilare tutti i vecchi cavi, per i motivi più disparati. Oppure, abbiamo intenzione di posizionare sensori e centraline dove ora non ce ne sono. In questo caso bisogna prevedere degli interventi murari, sicuramente più invasivi e di durata maggiore, ma necessari per avere un impianto a regola d’arte. Ovvero, bisognerà fare nuove tracce sul muro che andranno poi murate, stuccate e riverniciate.
Scegli dispositivi marchiati KNX
Se decidiamo di domotizzare il nostro impianto elettrico, un problema che si potrebbe verificare è quello di difficoltà o impossibilità di comunicazione tra i dispositivi di diverse aziende produttrici. Per questo è stato creato uno standard mondiale: il Konnex (sigla KNX), che permette di inserire tutti i dispositivi che riportano questo marchio nel Bus, a prescindere dall’azienda produttrice.
I regolamenti
Per una corretta progettazione e il cablaggio dell’impianto domotico, possiamo far riferimento alle guide del CEI 306-2, 64-100/2 e 64-100/3. La prima fornisce le varie raccomandazioni per la progettazione e installazione degli impianti domotici negli edifici residenziali, le altre trattano lo stesso tema, ma sono rivolte in particolare a progettisti edili, architetti e installatori che lavorano alla costruzione di nuovi edifici o sono impegnati in ristrutturazioni radicali.