Come agire se l'inquilino non paga l'affitto
L'inquilino ritarda il pagamento dell'affitto oppure non può pagare il prezzo pieno a causa della crisi? Ecco come muoversi per poter assicurarsi l'entrata
- Affitto in ritardo: quando si può avviare lo sfratto
- L'inquilino non paga l'affitto durante la pandemia: cosa succede
- Covid-19 e affitti: agevolazioni per i proprietari
A volte, il recupero del canone di locazione si può trasformare in un vero e proprio percorso ad ostacoli: l’affittuario tarda il pagamento, non rispondere al telefono, si rende irreperibile per settimane o addirittura mesi. Queste situazioni sono davvero spiacevoli soprattutto se si è decido si investire tutti i propri risparmi in un immobile proprio allo scopo di affittarlo e avere una rendita. Cosa fare se l’inquilino non paga l’affitto? Si può procedere con lo sfratto in condizioni normali. Ma sappiamo bene che la pandemia ha cambiato un po’ le carte in tavola: è possibile abbassare l’affitto e usufruire del Bonus Affitti. Ecco tutte le soluzioni disponibili.
Affitto in ritardo: quando si può avviare lo sfratto
Se il pagamento dell’affitto non arriva, dopo 20 giorni dalla scadenza è possibile avviare la pratica di sfratto. Quindi basta anche solo una mensilità saltata. Per evitare troppi malumori, si può iniziare con una richiesta informale in forma scritta, magari inviata con raccomandata con ricevuta di ritorno, dove si chiede all’affittuario di saldare il debito.
Lo sfratto è una procedura legale, quindi ci si deve rivolgere a un avvocato che si impegna a inviare la notifica all’inquilino motivandola con “sfratto per morosità”. La richiesta viene inviata all’inquilino tramite raccomandata. Nel documento viene indicata anche la data entro cui l’inquilino deve abbandonare l’immobile a meno che non pagi subito il debito. L’obiettivo principale però è riportare i pagamenti alla normalità. Se continua a non pagare, lo sfratto avviene durante l’udienza. Ricevere velocemente l’importo mensile spettante è molto importante, ma in caso contrario il proprietario dell’abitazione deve potere liberarla e proporla in affitto a un’altra persona.
D’altra parte, l’inquilino può opporsi allo sfratto facendo valere i suoi diritti durante l’udienza. Può motivare in tanti modi il rifiuto del pagamento, che possono essere comunicati direttamente al giudice. Per esempio, possono esserci degli errori legati a date e importi oppure può dimostrare di aver già provveduto anticipatamente al pagamento del canone di locazione.
Se l’inquilino però ha torto ed è tenuto a pagare il canone deve farlo; se non lascia l’immobile si provvede allo sfratto forzato, che purtroppo richiede anche diversi mesi e si deve sempre eseguire tramite un avvocato.
L’inquilino non paga l’affitto durante la pandemia: cosa succede
La crisi sanitaria senza precedenti ha cambiato le carte in tavola, soprattutto perchè molte persone non hanno proprio avuto la possibilità di saldare il canone d’affitto. Per tutelare le persone in difficoltà che non possono pagare l’affitto, il Governo tramite il Decreto Milleproroghe ha deciso di sospendere alcuni pagamenti e scadenze, tra questi troviamo anche il blocco degli sfratti fino al 31 giugno 2021 per qualsiasi tipo di immobile.
Naturalmente esistono comunque degli sfratti che si possono ancora eseguire, tra questi c’è quello per occupazione abusiva dell’immobile che entra in gioco quando il contratto di locazione è scaduto e l’inquilino comunque non abbandona la casa. Per sostenere anche i proprietari che affittano i loro immobili, il Governo ha introdotto alcuni sgravi fiscali sempre in occasione della pandemia.
Covid-19 e affitti: agevolazioni per i proprietari
Il Bonus Affitto nasce per coprire l’eventuale perdita del canone di locazione da parte dei proprietari di immobili. Si può accedere a questa agevolazione quando il proprietario e l’inquilino si mettono d’accordo su un prezzo di ridotto del canone di affitto, limitatamente ai mesi di pandemia. L’importo non pagato viene rimborsato al 50% dallo Stato al proprietario.
Il Bonus Affitti è stato introdotto nel Decreto Sostegno. Può essere concesso quando l’inquilino paga un canone ridotto per quella che risulta la sua prima casa, ovvero in cui abita e ha la residenza. Può arrivare fino a 1.200 euro in base all’importo ridotto del canone. Per richiederlo occorre seguire la procedura attivata dall’Agenzia delle Entrate.
Chi vuole affittare un immobile può chiedere un preventivo a diversi consulenti e specialisti del settore: gli intermediari penseranno a trovare la soluzione migliore per le singole esigenze.