Sistema tintometrico: come funziona e a cosa serve
Se stai pensando di dipingere le pareti di casa, l'utilizzo del sistema tintometrico potrebbe essere la giusta soluzione per simulare il colore scelto
Giuseppe Sorrenti
Architetto
Per dipingere le pareti della propria casa, fino a non troppo tempo fa, si decideva il colore desiderato e si sperava nella sorte. Esatto, perché non si poteva avere “quella precisa tonalità di azzurro”: le tinte venivano mescolate a mano in parti variabili tra bianco e blu, e il colore che ne usciva non sempre poteva essere della tonalità esattamente sperata.
“Quella precisa tonalità di azzurro” ora invece è facilmente ottenibile grazie all’uso del sistema tintometrico: una modalità di realizzazione del colore che si basa sull’utilizzo di precise quantità di colore. Per scoprire cos’è il sistema tintometrico, il tintometro e le reali applicazioni, continuate a leggere su PG Casa.
- Tutto iniziò con la birra
- Le concrete applicazione della scala di Lovibond
- Il sistema tintometrico per dipingere le pareti di casa
- Come funziona un tintometro?
- I migliori colori per le vostre pareti
Tutto iniziò con la birra
Joseph Lovibond Nacque a Long Sutton nel Somerset. Dopo un periodo di vista trascorso in California, torna in patria ed entra in società, nel 1854, con il padre e due fratelli: si tratta di una fabbrica di birra a Greenwich, la John Lovibond and Sons. Durante gli anni di lavoro nel birrificio, Lovibond mette a punto un ingegnoso sistema: il tintometro, un semplice apparecchio che mise a punto per valutare il colore della birra. Il tintometro era basato sul confronto fra il colore del liquido e una serie di vetrini colorati, impiegati anche in combinazione fra loro e classificati numericamente.
Tutta la teoria relativa alla sua invenzione è chiaramente espressa nell’opera The Measurement of Light and Colour Sensations pubblicata nel 1893 e la successiva integrazione. Con questa, Lovibond propose il tintometro per misurare la sensazione di calore provocata da campioni di tipo diverso, introdusse le prime scale di valutazione comparativa. Ebbe un tale successo che nel 1896 Lovibond diede vita alla The Tintometer Ltd. per produrlo in serie
Le concrete applicazione della scala di Lovibond
Dopo la morte di Joseph Lovibond nel 1917, il suo tintometro non fu abbandonato. Anzi, gli studi continuarono con le più svariate applicazioni.
Artisti e i tecnologi si sono da subito adoperati con grande impegno nella messa a punto di modalità pratiche per la caratterizzazione dei colori e loro valutazione quantitativa: David Ramsay Hay – del pittore e decoratore – è artefice della Nomenclature of Colours, una delle prime raccolte di campioni di colori. Non solo artisti, ma anche i chimici dimostrarono interesse nel colorimetro. Tra i più famosi ricordiamo sicuramente Michel Eugène Chevreul, dirigeante alla Manufacture Royale des Gobelins e ideatore del cerchio cromatico.
Successivamente, il tintometro Lovibond trovò interessanti applicazioni pratiche anche in campo medico – per le indagini sul colore del sangue in relazione alla salute degli individui – e in campo biologico – come, per esempio, per l’analisi delle acque.
Il sistema tintometrico per dipingere le pareti di casa
Come abbiamo visto, il sistema tintometrico ideato da Lovibond ha avuto diverse implicazioni nei più svariati ambiti. Tra questi, ha avuto un particolare successo l’ambito della pittura muraria.
In questo ambito, Il tintometro Lovibond consente di mescolare tra di loro colori e tinte differenti senza comportare errori. Come brevemente accennato, in assenza di strumenti come il tintometro ci si “arrangiava” e si prendevano i colori che all’apparenza potevano essere in grado di dare un buon risultato finale. Tuttavia, in tanti casi – a seconda delle proporzioni utilizzate – si rischiava di ottenere una tinta diversa da quella sperata. Grazie all’uso del tintometro, invece, i colori vengono prelevati con una precisione millimetrica e dosati in modo da non aprire la strada al classico errore umano.
Come funziona un tintometro?
Il tintometro – come abbiamo visto – è un’apparecchiatura che, grazie a una serie di serbatoi contenenti dei colori base (denominati “mazzetta”) e un sistema di selezione elettromeccanico, permette di dosarne alcuni e ottenere un colore prestabilito sulla base di un campionario che può raggiungere fino a diverse migliaia di tinte.
In commercio esistono diversi tipi di tintometro, manuali ed elettronici. Questi ultimi sono sicuramente i più affidabili in quanto il loro funzionamento avviene in modo del tutto automatico: si tratta dunque di uno strumento molto preciso in cui l’attenzione al dosaggio delle varie tonalità è millimetrica ed elimina la possibilità di un errore umano. Una volta scelto il colore, l’addetto al macchinario valuterà quali dovranno essere mescolati per ottenere il risultato desiderato. Si effettua una misurazione a volume e/o con bilancia di precisione e poi si miscela il composto.
I migliori colori per le vostre pareti
Se state pensando di ridipingere la vostra casa servendovi del sistema tintometrico, la prima cosa che dovrete prendere in considerazione è la palette di colori. I colori tenui – come il grigio, il beige, il marrone chiaro o il bianco– sono un ottimo escamotage per aggiungere tridimensionalità alla stanza. Se non siete amanti dei colori neutri nulla vieta di usare – o osare! – con tonalità pastello o con tinte addirittura più accese e vivaci.
Domande frequenti:
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Come rifare un colore?
Basterà dare alla macchina – il tintometro – i giusti parametri per la riproduzione di qualsiasi genere di tinta.
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A cosa serve il tintometro?
Il tintometro Lovibond consente di mescolare tra di loro colori e tinte differenti senza comportare errori per ottenere perfettamente la tinta desiderata.
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Chi ha inventato il tintometro?
Joseph Lovibond durante gli anni di lavoro nel birrificio di famiglia per effettuare una valutazione comparativa sul colore della birra.