Come progettare un giardino all'inglese?
Piante rare, pergolati, fontane e macchie di fiori colorati creano l’affascinante illusione di un giardino selvaggio. Ecco come nasce il perfetto giardino all’inglese.
Il fascino del giardino all’inglese è irresistibile per chi ama vivere il verde e la natura e non ne fa una mera questione estetica. Il principio cardine è l’aspetto naturale, per certi versi selvaggio, che deve contraddistinguere tutto la zona destinata al verde. Al bando le geometrie, le simmetrie e le recensioni, i fiori e le piante nel giardino all’inglese sembrano susseguirsi in maniera informale senza seguire uno schema prestabilito. In realtà non è così. Il successo del giardino all’inglese nasconde proprio la capacità di progettare i pieni e i vuoti, di studiare gli abbinamenti di cromie, di sorprendere via via con cespugli di arbusti perenni, rampicanti fioriti, alberi frondosi, creando l’illusione di un giardino selvaggio dall’atmosfera quasi incantata. Per riuscire in un’impresa del genere, non c’è spazio per l’improvvisazione, serve l’esperienza di un professionista. Altrimenti si rischia di creare semplicemente un giardino disordinato.
Giardini all’inglese, esempi affascinanti in Italia
Fin dalla sua comparsa il giardino all’inglese – nato nel Settecento in Gran Bretagna per valorizzare la naturale irregolarità del verde, arricchendolo di sorprese da scoprire via via che si addentrava nei parchi – è sempre stato frutto di progettazione accurate dagli architetti paesaggisti. Basta dare un’occhiata alla perizia con cui sono stati realizzati, non solo all’estero ma anche in Italia, i grandi giardini all’inglese, esempi degni di nota sono:
- una parte del parco della Reggia di Caserta è un giardino all’inglese con piante rare, giunte da ogni parte del mondo, tempietti e statue, fontane e laghetti. Lo straordinario mix di romanticismo e mistero fa di questo giardino all’inglese, progettato dall’architetto e ingegnere Carlo Vanvitelli e dal giardiniere britannico J. Graefer, un parco incantato dove è bello perdersi.
- Anche Milano ha il suo esempio di giardino inglese nel parco di Villa Reale, oggi sede della Galleria d’Arte Moderna, con un boschetto appartato, l’immancabile getto d’acqua che tra cascatelle e torrenti solcati da ponticelli finisce nel romantico laghetto. Nulla è lasciato al caso nemmeno nella realizzazione di questo suggestivo angolo di verde, progettato per volere del conte Belgiojoso dall’architetto Leopoldo Pollack.
- Nel cuore di Firenze si può esplorare un altro esempio di giardino all’inglese: Giardino Torrigiani, realizzato dall’architetto Luigi de Cambray Digny, combina verde ed elementi decorativi con una sorprendente naturalezza.
Calibrare zone relax, pergolati e fiori
Per realizzare un bel giardino all’inglese bisogna avere capacità paesaggistiche non indifferenti. Nessuno meglio di un bravo garden designer sa progettare un giardino all’inglese facendo attenzione a utilizzare piante coerenti tra loro per evitare l’effetto caos, calibrare le zone dove non sistemare gli indispensabili cespugli di piante perenni e sapere come abbinare ortensie e rose – due fiori che non possono mancare nel giardino all’inglese -, capire come inglobare gli spazi nascosti del giardino e creare l’effetto sorpresa con piccole fontane, pergolati colorati dai rampicanti e panchine per il relax. Prerogativa della natura selvaggia, ma non incolta, del giardino all’inglese è la varietà di paesaggi, dove piante e fiori, disposti secondo uno schema prestabilito che li faccia apparire liberi e spontanei, nascondono alla vista sentieri che si incuneano tra arbusti e alberi, svelando zone d’ombra dove godersi il relax o piccoli laghetti e fontane. Sì perché l’acqua, con il suo zampillio romantico, è un must have di un giardino all’inglese che si rispetti.