Vendere casa: quali sono le tasse da pagare
Quando si vuole mettere in vendita un immobile occorre tenere conto delle imposte: anche se si è avuto in eredità. Ecco cosa e quanto pagare
Pasquale Gangemi
Consulente ed Agente Immobiliare - Mediatore creditizio
Contrariamente a ciò che si potrebbe pensare, vendere casa non è un’operazione gratuita, ma ci sono delle tasse da pagare. Le imposte si dividono in dirette e indirette. Per quanto riguarda le prime, pesa soprattutto il tempo trascorso tra l’acquisto e la rivendita. Le seconde, invece, tengono conto dell’eventuale possesso di altri immobili. Le tasse tengono conto soprattutto dell’eventuale guadagno maturato grazie alla rivendita. E per questo motivo vengono applicate quando si compra e rivende un’abitazione o un terreno edificabile prima che siano trascorsi cinque anni.
Vendere casa: pagare la plusvalenza immobiliare
Quando si rivende una casa acquistata tempo addietro occorre tenere conto di diversi aspetti legati alla tassazione. La prima cosa da tenere in considerazione è il tempo trascorso dall’acquisto e come il mercato è cambiato da allora. Se si vende la casa ad un prezzo maggiorato – come avviene di solito – occorre pagare un’imposta Irpef. La tassa deve essere pagata da chi rivende la casa ad un prezzo maggiore prima che siano passati 5 anni dall’acquisto.
In questi casi si tiene conto della cosiddetta plusvalenza immobiliare, ovvero il guadagno ottenuto dal proprietario nel momento in cui rivende un bene immobile o un terreno. Quindi rappresenta la differenza tra il valore dell’immobile alla data di acquisto e quella di vendita. Se una persona rivende a 100 mila euro una casa che meno di cinque anni prima ha pagato 50 mila euro, la plusvalenza è di 50 mila euro. E lo Stato tassa appunto questo guadagno.
Questa imposta Irpef può essere pagata con la denuncia dei redditi e tiene conto sia della maggiorazione di prezzo che della fascia di reddito del contribuente. In alternativa, si può pagare tramite un notaio incaricato dell’atto di vendita, che fa da mediatore tra il contribuente e l’Erario dello Stato. In questo caso viene applicata un’imposta sul reddito pari al 26%. Molte persone preferiscono quest’ultima soluzione perché solitamente consente di risparmiare rispetto all’imposta Irpef.
Esenzione tassa Irpef sulla vendita della casa: ecco quando non si deve pagare
I seguenti casi danno diritto all’esenzione del pagamento Irpef:
- Nel caso in cui l’immobile sia ereditato (si intende successione)
- Nel caso in cui si rivenda una casa in cui si ha avuto la residenza per più della metà del tempo di possesso. Per esempio, se si rivende una casa in cui si ha avuto la residenza (quindi prima casa) per più di 3 anni, allora non si paga la tassa
- Nel caso in cui si rivenda una casa data in donazione, ma in questo caso il donante deve averla acquistata più di cinque anni prima.
Naturalmente se si mette in vendita la casa dopo 5 anni dall’acquisto non si deve pagare la tassa Irpef, questo vale anche per chi ha avuto il bonus prima casa. Queste non sono le uniche tasse da pagare, parliamo ora di quelle indirette.
Vendita casa: tasse indirette da pagare
Per capire quali tasse per la vendita della casa pagare, bisogna considerare anche l’utilizzo: si è usata come prima casa o come seconda?
Se una persona compra il suo primo immobile può usufruire del bonus prima casa. Se lo rivende prima che siano trascorsi 5 anni, deve pagare alcune tasse: il 7% sul valore catastale oppure il 6% sull’IVA. A questo si aggiunge anche una sanzione con interessi di mora. Insomma, lo Stato non apprezza che si rivenda la casa prima dopo pochi anni dall’acquisto, perché sicuramente si può trarre vantaggio economico da queste operazioni. Quindi applica tali deterrenti.
Fortunatamente, è possibile trovare una soluzione. Per esempio, se si dimostra che la vendita è dovuta a esigenze importanti e urgenti, lo Stato è comprensivo, a patto che si ricompri una nuova casa entro un anno. In tal caso, l’acquisto di una casa subito dopo la vendita della precedente è agevolato: esiste un apposito incentivo concesso sotto forma di credito di imposta.
Queste sono le principali tasse da considerare, alle quali si devono aggiungere anche altri costi, come le spese notarili che dipendono anche dal singolo professionista.